Le streghe di Triora

1587-1589 Triora, Repubblica di Genova

Nel corso del Cinquecento Triora era un importante snodo sotto il controllo della Repubblica di Genova, inerpicato sulle Alpi Liguri lungo le vie commerciali che conducevano ai vicini confini con la Francia e il Piemonte sabaudo. Sul finire del penultimo decennio del secolo il borgo fu centro di una delle più diffuse cacce alle streghe che ebbe luogo in Italia.

Il primo documento noto della persecuzione è una lettera del 14 ottobre 1587 con cui il podestà locale informava le autorità genovesi che per ordine del vescovo di Albenga era stata arrestata Isotta Stella, fortemente sospetta di stregoneria. La valle del torrente Argentina (anche noto come Fiumara o Fora di Taggia, che nasce a monte di Triora, sul Monte Saccarello) soffriva ormai da due anni di una forte carestia, la cui causa si volle riconoscere nella malefica attività stregonesca. Il processo che prese le mosse dall’arresto di Isotta Stella fu condotto dai vicari del vescovo di Albenga e dell’inquisitore genovese. Nel principio dell’anno seguente le sospettate si erano moltiplicate, coinvolgendo una ventina di persone. L’anziana Isotta Stella morì in prigione per le cattive condizioni di detenzione e per i postumi della tortura subita nel corso degli interrogatori. Un’altra donna perse la vita nel tentativo di fuggire dalle carceri. Quando il vicario del vescovo di Albenga lasciò Triora sul finire della primavera del 1588, tredici donne e un uomo si trovavano in carcere con l’accusa di stregoneria e in attesa di giudizio. 

A prendere il testimone del procedimento fu un commissario speciale nominato dalla Repubblica di Genova nella persona di Giulio Scribani, che giunse a Triora l’8 giugno 1588. Il caso di Triora è infatti particolarmente interessante anche per il conflitto giurisdizionale che sorse tra autorità religiosa vescovile, autorità inquisitoriale e autorità civile della Repubblica di Genova. La fiamma delle indagini ravvivata dall’arrivo di Scribani divampò presto in un violento incendio: le persone (in larghissima parte donne) sospettate si moltiplicarono e le accuse di stregoneria si allargarono ben oltre Triora e i borghi circostanti. Iniziarono ad arrivare anche le prime condanne a morte, approvate anche, dopo qualche resistenza, dalle autorità genovesi.

È a questo punto che l’inquisitore di Genova intervenne per rivendicare la propria competenza sul caso. I processi vennero avocati dal giudice della fede, che chiese anche il parere della Congregazione cardinalizia del Sant’Uffizio da cui dipendeva. Giulio Scribani venne accusato di crudeltà ed eccessivo ricorso alla tortura, nonché di ingerenza in materia di competenza del tribunale inquisitoriale, al punto da meritarsi una scomunica, che gli venne presto sollevata grazie alla difesa presa nei suoi confronti dalle autorità genovesi. Intanto, con le disposizioni inviate da Roma dai cardinali inquisitori i processi si avviavano lentamente verso la conclusione. Tra la primavera e l’estate del 1589 le donne incarcerate vennero progressivamente rilasciate, dopo aver abiurato pubblicamente l’apostasia dalla religione cattolica di cui erano state riconosciute colpevoli e con l’aggiunta di qualche altra pena. 

Bibliografia

La causa delle streghe di Triora. I documenti dei processi 1587-1618, ed. Alfonso Assini, Paolo Fontana, Gian Maria Panizza, Paolo Portone, Triora, Pro Triora, 2014